Giovani e vecchie, storiche e neofite, femministe di prima seconda e terza spremitura, trasversali nell’appartenenza politica e passionali nell’appartenenza di genere, orgogliose di essere donne e stufe marce di essere “trattate da donne”, concrete negli obbiettivi e tecnologiche nei metodi, libere da sempre dalle ideologie ma propense a ripristinare gli ideali (la loro forza motrice, la loro funzione poetica), a Siena, quelle di “Se non ora quando” sono tante, diverse eppure misteriosamente omogenee, in disordine sparso ma compatte.
Rappresentano soprattutto se stesse, però anche noi (me) che non siamo materialmente lì, ma con la testa sì, con la testa, con il desiderio, con il pensiero.
Noi, offese nella nostra dignità di esseri umani da una subcultura che ci mercifica e fa affari sul nostro corpo, discriminate sul lavoro, costrette a scegliere fra affetti famigliari e autoaffermazione (alternativa del diavolo, che nessun uomo sopporterebbe), limitate nelle nostre aspirazioni, selezionate in base a meccanismi di cooptazione della più funzionale al Capomaschio e mai di affermazione della migliore, valutate secondo i vetusti canoni della appetibilità sessuale ed estetica (procedura razzista, che nessun uomo sopporterebbe), promosse o bocciate per un sì o per un no… noi siamo determinate a dire: Adesso basta! Anzi: lo stiamo già dicendo. Basta! Adesso!