Uno: Ruby effettivamente si prostituiva. Due: io l’ho pagata. Queste le due ammissioni di Silvio Berlusconi ieri, nell’aula del processo Mediaset. “Le ho dato dei soldi per evitare che si prostituisse, le avevo dato la possibilità di entrare in un centro estetico con un’amica, che lei avrebbe potuto realizzare se portava un laser per la depilazione, per un importo che a me sembrava di 45 mila euro. Invece lei ha dichiarato di 60 mila. Io ho dato l’incarico di darle questi soldi per sottrarla a qualunque necessità, perché non si prostituisse, e portarla anzi nella direzione contraria”.
Così il presidente del Consiglio spiega i suoi rapporti con Karima El Mahroug, in arte Ruby. In attesa che iniziasse il processo, risponde alle domande dei cronisti. Gli scappa una doppia ammissione: di aver dato soldi (almeno 45 mila euro, mica noccioline) alla ragazza che lo ha fatto finire sotto giudizio immediato per prostituzione minorile; ma anche di aver saputo che Karima era sulla strada della prostituzione. Ma non era la nipote di Mubarak? Dimenticandosi quanto appena detto, Silvio aggiunge che sì, la telefonata fatta da Parigi alla Questura di Milano per far rilasciare Ruby, la sera del 27 maggio 2010, serviva per impedire un pasticcio internazionale: “Sono sempre cortesissimo e ho chiesto un’informazione, preoccupato per una situazione che poteva dar luogo a un incidente diplomatico”.
Dunque Silvio ha telefonato e ha sborsato dei soldi, per evitare una crisi internazionale che sarebbe potuta scoppiare a causa di una giovane parente di un capo di Stato egiziano e – contemporaneamente – per strappare una minorenne marocchina dalla prostituzione. A volte troppe giustificazioni finiscono per entrare in cortocircuito. Anche perché, alla fine della notte in questura, Ruby viene affidata a una prostituta brasiliana, Michelle.
Ma lui insiste: l’accusa di prostituzione minorile “non esiste” perché “la stessa ragazza che avrebbe dovuto essere la vittima ha dichiarato sempre, ha giurato, ha sottoscritto il fatto, che non ha avuto nemmeno una avance da parte mia”. FALSO: KARIMA ha sempre negato, nelle sue cinque deposizioni davanti ai magistrati di Milano, di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi (anche se poi si è contraddetta nelle sue telefonate e nei racconti agli amici). Ma le avances le ha ammesse lei stessa, il 3 agosto 2010, al pm Antonio Sangermano: “Il primo incontro con Berlusconi è stato il 14 febbraio, sono stata chiamata da Emilio Fede (…). Dopo la cena, Berlusconi mi ha proposto di scendere presso il bunga-bunga (…). Anche se non ha mai parlato esplicitamente di rapporti sessuali, non era per me difficile intuire che mi proponeva di fare sesso con lui. Io ho detto di no”. Soldi, e tanti, Berlusconi li ha dati non solo a Ruby, ma a un lungo elenco di ragazze ospiti delle feste di Arcore. Sono 42 quelle identificate nei documenti processuali, che sono costate complessivamente 13 milioni di euro. In pagamenti cash (le buste piene di banconote da 500 preparate dal ragionier Giuseppe Spinelli e consegnate a mano da Silvio dopo i festini). Bonifici con la causale “prestito infruttifero”. Appartamenti in proprietà. Affitti e bollette pagate. E poi assegni circolari, gioielli, automobili (soprattutto Smart e Mini Cooper). Al momento, il primato dei bonifici lo vince l’ex meteorina Alessandra Sorcinelli: 160 mila euro tra l’estate del 2009 e gennaio del 2011. Quasi briciole, però, se si confrontano con i soldi ottenuti dalla giornalista Mediaset Silvia Trevaini, ex finalista al concorso Miss muretto di Alassio: oltre 600 mila euro, in assegni circolari, per l’acquisto di una casa e oltre 40 mila per un’automobile.
Ma ora, con il processo in corso, le quotazioni si alzano, ogni ragazza ha buoni argomenti per pretendere di più. A Exit, la settimana scorsa, Michelle avverte: a Ilda Boccassini “non ho detto tutto, ma io so tutto”. E Cristina, una diciannovenne moldava, davanti al cronista del Fatto Quotidiano, dice all’amica Katia Pasquino: “Sei pazza, tutto è partito dalla tua denuncia, l’hai proprio giocata male: io mi sarei comprata mezza Milano”.
di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali
da Il Fatto Quotidiano del 13 aprile 2011