Resta sempre teso il clima sul caso di Nicole Minetti, la consigliera regionale del Pdl eletta nel listino bloccato di Roberto Formigoni, indagata per violazione della legge Merlin sulla prostituzione nella vicenda Ruby sulle feste organizzate nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. La raccolta di firme via Internet lanciata dalla consigliera di zona pidiellina Sara Giudice per chiedere le dimissioni della Minetti in due giorni ha già raccolto quasi quattromila adesioni sul sito www.firmiamo. it/dimissioninicoleminetti.
«Vorrei ricordare a quella giovane e a tutti gli altri che chiedono le dimissioni della Minetti – ha commentato ieri il coordinatore regionale del Pdl Guido Podestà – che i processi non si fanno sulla stampa. Se c’ è un’ accusa nei confronti di qualcuno bisogna lasciare a chiunque la possibilità di difendersi nelle sedi giudiziarie, è la magistratura che deve accertare le eventuali responsabilità». Contro la possibile espulsione della Giudice, però, si è schierato il segretario dei giovani pidiellini Pietro Tatarella: «Non condivido la sua raccolta di firme – ha spiegato il giovane esponente del Pdl – ma non credo che sia giusto pensare alla sua espulsione. È più giusto iniziare un confronto con i nostri giovani».
A chiedere a gran voce le dimissioni della Minetti sono, invece, le ragazze di Generazione Futuro del Fli che si sentono «svilite da tutta la faccenda in quanto donne». Nel frattempo, per protesta, il Pdl perde un altro militante a Cerro Maggiore: Daniel Dibisceglie, che ieri ha lasciato il partito con una lettera dicendosi «dispiaciuto per la presenza di iscritti che cercano solo di trovarsi un bel posto». Protestano anche i cattolici del Pd, che in una lettera aperta hanno espresso «preoccupazione per la deriva che sta interessando in modo sempre più evidente la vita pubblica italiana».
Sul fronte opposto, sempre ieri, la riunione ristretta del coordinamento lombardo del partito, che avrebbe dovuto affrontare il caso, si è conclusa anzitempo e in modo burrascoso. Uno sconosciuto, infatti, è riuscito a introdursi della sede del Pdl in viale Monza, prendere la parola per alcuni minuti pronunciando alcuni frasi sconnesse, prima che il vice coordinatore regionale Massimo Corsaro si accorgesse che non si trattava di un iscritto e gli togliesse quindi bruscamente la parola. In molti, a quel punto, hanno lasciato la sala.
Chi ironizzando sull’accaduto e chi, invece, amareggiato perché si aspettava di discutere dei problemi che sta attraversando il Pdl. Un disguido che ha fatto passare in secondo piano l’ annuncio di una grande manifestazione di piazza a Milano sabato 12 febbraio a sostegno del governoe di Silvio Berlusconi. Proprio lo stesso giorno in cui si svolgerà semprea Milano il congresso fondativo di Futuroe libertà con Gianfranco Fini. Una data scelta evidentemente non a caso come nuova sfida tra il premiere il presidente della Camera.
Andrea Montanari