Il sogno degli italiani

di Silvia Truzzi

Ciao, sono il sogno degli italiani. Modestamente Silvio Berlusconi, in arte premier. Così si presenta il presidente a Nadia Macrì, escort professionista e nient’affatto reticente. E forse ha ragione, se una delle gemelline De Vivo per convincere un’amica a seguirla ad Arcore in occasione di una delle consuete cene “eleganti”, le dice: “Guarda che lui ti cambia la vita…”. E di fronte al rifiuto, l’ammonisce: “Ma sei pazza? Queste occasioni non si ripetono. Non sempre è Natale”. Non tutt’oro è quel che brilla, però.

Le gemelline tra di loro non parlano bene del premier: è ingrassato, mogio, fuori forma. Bisogna sbrigarsi a spillargli dei soldi. Sembra che B. ci sia rimasto male apprendendo il tenore delle conversazioni sulla sua augusta persona. Forse era davvero convinto che, “regalini” a parte, le fanciulle del giro fede(le) si accompagnassero a lui per piacere. Tra loro c’è una sola “pentita”: la Testimone A. E’ una ex compagna di scuola di Nicole Minetti, “l’igenizzatrice finale” del Consiglio regionale lombardo. In nome dei vecchi tempi la Minetti invita l’amica ad Arcore. Ma la avverte: “ti briffo (una specie di neologismo per dire ti aggiorno), ne vedrai di ogni. Lì c’è la zoccola, la brasiliana che non parla una parola d’italiano, quella di mezzo”.

Il 19 settembre la Testimone A va ad Arcore. Ne esce con un regalino (4 banconote da 500 euro e due imperdibili cd di Apicella). Il giorno dopo chiama un’amica e si lamenta dello squallore di quella “serata elegante” definita un “puttanaio”. Però lei, una laurea in legge (potrebbe dare un paio di consigli a Ghedini) e un’altra in arrivo in Economia, c’è andata. Non è per giudicarla – ha solo partecipato ad una festa di cui è rimasta “disgustata” – che lo si ricorda. È per capire che tipo di fascino il “drago”, così chiamato dalla moglie Veronica, esercita sulle persone. Berlusconi si fa scudo del voto dei cittadini per sottrarsi alla giustizia e invoca come unici giudici i suoi pari (ovvero gli eletti dal popolo), insinuando un pericolosissimo corto-circuto istituzionale.

Ciò non toglie che oltre il 50 per cento degli italiani lo continui a votare. Prima di questa storia ce ne sono state di più gravi: dalle frequentazioni con il mafioso Mangano alla corruzione in atti giudiziari prescritta ai falsi in bilancio depenalizzati e amnistiati. Eppure ha ipnotizzato un paese intero per 16 anni. E tutt’ora, ancorché stanco e in grande difficoltà, ci sta provando. Sembrano gli ultimi giorni nel bunker, ma probabilmente molti gli credono ancora: la telefonata alla questura di Milano per affidare Ruby – “la signorina è nipote del premier egiziano Mubarak” – è soltanto l’interessamento di un vecchio filantropo. Il Paese narcotizzato, vive una sorta di trance collettiva. E non tutti sono a libro paga, non tutti guardano Emilio Fede (incredibilmente ancora in onda tutte le sere).

Alla vigilia delle elezioni 2001, Indro Montanelli dichiarava a Repubblica: “La volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l’avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo. Voglio che vinca, faccio voti e fioretti alla Madonna perché vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”. Anche Giorgio Gaber diceva: “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. Gli italiani che credevano di sognare, si sveglieranno dall’incubo quando ricorderanno che l’Italia è loro, non di Berlusconi.

da il Fatto Quotidiano del 23 gennaio 2011

One thought on “Il sogno degli italiani

  1. Speriamo soltanto che la cura non debba essere quella sperimentata dagli italiani per guarire di un’altra malattia: ma allora la farsa si trasformò in tragedia, con migliaia di morti ai fronti e le città bombardate, così gli italiani si svegliarono dall’imbonimento mediatico dell’epoca. Per fortuna corrono altri tempi, ma i danni prodotti nella formazione della cultura di massa non sono meno gravi. Berlusconi i sui elettori se li è allevati con trent’anni di dittatura mediatica, e adesso ha un esercito di votanti convinto che quello che fa è tutto OK. E perché non dovrebbe? I miserandi festini berluscoidi non sono forse la “messa in scena”, in uno spazio reale, di quelle “messe in scena” che i suoi telespettatori sono stati abituati a considerare “normali”, se agite dentro lo spazio virtuale televisivo? Solo che ai fruitori televisivi è riservata una fruizione virtuale delle degradazione, possono immaginare e guardonare, mentre al satrapo è permessa una fruizione reale, a prescindere dalle modalità di “consumazione”. Da questi allievi, che vogliamo aspettarci? Un sussulto di dignità, come invocava qualche giorno fa in tv Norma Rangeri? O un sussulto di buonsenso? Come proponeva in seconda istanza? Sono concetti che per un terzo (non sono attendibile nelle percentuali) dell’Italia potrebbero non avere più nessuna rispondenza reale nel modo di vivere di pensare.

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