Berlusconi chiamò in questura per Ruby: è una parente di Mubarak, meglio affidarla a una persona di fiducia. Poi in questura arrivò la consigliera regionale del PDL Nicole Minetti
ROMA – Fu Silvio Berlusconi a dichiarare al capo di gabinetto della questura di Milano che Ruby era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Fu lui, esponendosi in prima persona, a mentire sulla reale identità della giovane e a chiedere che fosse subito affidata al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti. Il testo della telefonata, così come è stato ricostruito dallo stesso funzionario Pietro Ostuni, è agli atti dell’inchiesta della magistratura che procede per favoreggiamento della prostituzione nei confronti della stessa Minetti, di Emilio Fede e di Lele Mora.
È il 27 maggio 2010, le 23 sono appena passate. Nella stanza del fotosegnalamento c’è Ruby, 17 anni, marocchina, fermata perché è stata denunciata da una sua amica per il furto di 3.000 euro. Lei cerca di difendersi, giura che quei soldi sono suoi. E quando le chiedono come mai è a Milano da sola, dice di essere in lite con la sua famiglia che vive a Messina. «Sono andata via, perché ho problemi con i miei genitori», chiarisce.
In un altro ufficio squilla il telefono del capo di gabinetto Pietro Ostuni. A chiamare è un uomo. Si qualifica come il caposcorta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E subito chiarisce il motivo della telefonata: «So che da voi c’è una ragazza che è stata fermata. È una persona che conosciamo e dunque volevamo sapere che cosa sta succedendo». Fornisce le generalità della giovane, si informa su quanto è accaduto. Ostuni inizialmente resta sul vago. E allora il caposcorta è più esplicito: «Anche il presidente la conosce, anzi aspetta che adesso te lo passo». Il funzionario rimane incredulo. Capita spesso che le personalità chiamino il gabinetto delle questure sparse in tutta Italia per i motivi più disparati, ma certo non si aspettava di parlare con il capo del governo. E invece è proprio Berlusconi a chiarire la situazione. Il resoconto della sua telefonata è nelle relazioni di servizio che sono già state depositate agli atti dell’indagine.
«Dottore – spiega Berlusconi – volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». Ostuni chiarisce che la procedura di identificazione è ancora in corso, ma assicura che si provvederà al più presto. E subito dopo chiede di accelerare lo svolgimento della pratica. Poi avvisa i poliziotti che si stanno occupando della ragazza, dell’imminente arrivo della Minetti. Genericamente spiega che la questione interessa Palazzo Chigi. Non immagina che una funzionaria riferisca ai colleghi di questo «intervento». E invece la notizia fa presto a diffondersi. Soltanto il questore Vincenzo Indolfi viene informato che è stato Berlusconi in persona a chiamare, ma comunque si capisce che Ruby ha qualcuno «importante» che l’aiuta.
Qualche minuto prima della mezzanotte Minetti arriva in via Fatebenefratelli. Le viene spiegato che bisogna attendere il via libera del magistrato di turno al tribunale dei minori, la dottoressa Anna Maria Fiorilli. Nei casi di fermo di un minore, c’è l’obbligo di informare l’autorità giudiziaria del provvedimento e poi di attendere le sue decisioni circa la destinazione dell’indagato. Ed è quanto avviene anche quella sera, così come risulta proprio dalla relazione inviata al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Al consigliere regionale viene comunque concesso di vedere la ragazza. Ruby le va incontro, l’abbraccia, la ringrazia per quanto sta facendo. Alle 2, esattamente otto ore dopo il fermo, la giovane marocchina torna libera. Agli atti rimane la firma di Nicole Minetti che dichiara di accettare il suo affidamento. Un impegno che – evidentemente – non ritiene di continuare ad onorare.
Una settimana dopo, il 5 giugno, Ruby litiga con una sua amica brasiliana. Interviene la polizia, la giovane viene portata in ospedale dove rimane qualche giorno. Al momento della dimissione la trasferiscono in questura proprio perché si tratta di una minorenne. Si decide di contattare il consigliere Minetti proprio perché possa andare a prenderla, visto che risulta affidataria. Ma per due volte la donna non risponde e a quel punto – dopo aver nuovamente contattato il magistrato per il “nulla osta”- arriva il provvedimento per trasferirla in una casa-famiglia a Genova. Nella sua informativa al ministro, Indolfi chiarisce che «nessun privilegio è stato concesso alla ragazza perché tutte le procedure sono state rispettate». Caso chiuso per il Viminale, come chiarisce in serata Maroni che si dice «pronto anche a riferirne in Parlamento». Ma l’indagine della procura di Milano è tutt’altro che conclusa. Moltissimi sono gli interrogativi ancora aperti.
Bisogna innanzitutto fare riscontri su chi effettivamente avvisò il presidente Berlusconi che Ruby era stata fermata ed era in questura per accertamenti: non è ancora escluso che abbia chiamato personalmente il caposcorta. In altre indagini sulle frequentazioni private del capo del governo, alcune ragazze avevano dichiarato di essere state autorizzate dallo stesso premier a contattare – in caso di necessità – direttamente il caposcorta o comunque qualcuno della segreteria. Una prassi che sarebbe stata seguita diverse volte e che anche Ruby potrebbe aver deciso di sfruttare quando ha compreso di trovarsi nei guai. E pure Nicole Minetti dovrà chiarire quale sia la reale natura del suo rapporto con Ruby, visto che prima accettò di firmare il decreto per l’affidamento della minore e poi decise di non occuparsene più.
Fiorenza Sarzanini
dal Corriere della Sera – 30 ottobre 2010
Berlusconi fa infuriare l’Egitto
E il Rubygate fa il giro del mondo
di Umberto De Giovannangeli
Imbarazzo. Sconcerto. Ludibrio. Il Cavaliere del bunga bunga irrompe nelle cancellerie internazionali, fa discutere nelle sedi diplomatiche, strappa sorrisi sardonici e battute velenose a Bruxelles, «rimbalza» sulle pagine dei giornali di mezzo mondo. E copre di ridicolo l’Italia. Peggio che nei giorni dello «show» di Gheddafi a Roma. Delle pruderie sessuali di Berlusconi il mondo diplomatico ne era a conoscenza ormai da tempo. Stavolta, però, c’è un fatto in più. Un fatto mai visto. Per convincere la questura di Milano a rilasciare Karima, in arte Ruby, parte una telefonata da Palazzo Chigi: «Rilasciatela, è la nipote di Mubarak…». Una chiamata in causa che una fonte diplomatica di lungo corso commenta così: «Nella mia lunga carriera non mi sono mai trovato di fronte a una cosa del genere, e sì che di vicende “incredibili” ne ho viste tante…».
SGOMENTO GENERALE
Una vicenda «incredibile», ma vera. Al punto dall’aver costretto l’Ambasciata d’Egitto a Roma a far sapere che «non esiste» alcuna parentela tra il presidente Mubarak e Karima. Ma la storia è giunta al Cairo. Il riserbo ufficiale è totale, ma fuori dall’ufficialità, a quanto risulta a l’Unità , il disappunto è fortissimo. Non solo per aver usato il nome del Rais, ma anche per un fatto più intimo, personale, che riapre una ferita profonda nella famiglia Mubarak: l’aver parlato di «nipote». Il 18 maggio del 2009 muore in Germania il nipote più grande del presidente egiziano, Mohamed Alaa Mubarak, di 12 anni, dopo un malore che lo aveva colpito mentre disputava una partita di calcio. Per Hosni Mubarak è una tragedia. In lutto per la morte del piccolo Mohamed, il presidente egiziano rinvia la sua attesa visita negli Stati Uniti. A causa del lutto, Suzane Mubarak, moglie del presidente, annulla una visita che doveva compiere a Londra. «Liberatela, è la nipote di Mubarak»: alla luce di questa tragedia familiare, quel riferimento legato a una squallida vicenda di sesso e protezione, suona ancora più imbarazzante. Al Cairo e non solo.
IL MONDO SBIGOTTITO
Dalla Russia al Brasile, dall’India alla Germania, passando per Spagna, Gran Bretagna, Francia…le vicende della minorenne marocchina «Ruby», fanno il giro del pianeta e balzano alle cronache di numerosi siti e quotidiani stranieri che, in articoli per lo più di cronaca, riportano i principali fatti «del nuovo scandalo» in cui è coinvolto il presidente del Consiglio italiano. In Gran Bretagna, il Daily Telegraph scrive che «la teenager è stata testimone, nella lussuosa villa del premier, dei “bunga bunga” party, termine che indica uno dei giochi osceni favoriti da Berlusconi». «Una nomina di alto profilo di Silvio Berlusconi è stata trascinata in un’indagine che coinvolge una danzatrice del ventre adolescente marocchina che sostiene di aver eseguito delle performance a casa del premier» scrive il quotidiano conservatore, che descrive la 25enne Minetti, consigliera Pdl alla Regione Lombardia, come una «ex modella eletta al parlamento regionale della Lombardia dopo aver conquistato l’attenzione di Berlusconi». Il Guardian si sofferma invece sulla reazione del premier e titola: «Berlusconi denuncia il furore contro di lui sui legami con una diciassettenne». In Germania, la Bild titola: «17enne sostiene: Berlusconi voleva il “bunga bunga”. La procura indaga su persone fidate del presidente del Consiglio». La conservatrice Die Welt titola «Clamore per party con minorenni. La marocchina “Ruby R” ha appena 17 anni. Sostiene di aver ricevuto regali peccaminosamente costosi da Silvio Berlusconi». Fra i siti delle riviste, lo Stern Online sottolinea invece «Nuovo clamore su presunti Sexpartys da Berlusconi». In Francia la vicenda compare su numerosi siti di informazione. Liberation , in un ampio articolo, osserva: «In Italia, la politica è come il cinema». Il quotidiano online RUE89 invece titola «Le serate del bunga bunga, Berlusconi e le donne, capitolo secondo». Sul sito francese si ripercorrono le frequentazioni del premier a partire da Noemi Letizia, il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie a Berlusconi, «uomo malato che frequenta minori». E poi Patrizia d’Addario, per arrivare alla novità del bunga bunga: «Fino a ieri era sconosciuto alla maggioranza degli italiani, oggi si scopre che nel giro ristretto del premier vuol dire sesso anale di gruppo». Mentre il connazionale Le Point annota che «i giochi erotici di Silvio Berlusconi scandalizzano l’Italia», dove ormai «non si parla d’altro che del “bunga bunga”». Dalla Francia alla Spagna. El Pais dedica alla vicenda un ampio reportage da Roma, sottolineando che il caso suscita «una nuova questione di responsabilità politica» e chiedendosi se «la fragilità privata del Cavaliere metta in dubbio la credibilità del suo lavoro pubblico». C’è chi non si stupisce più: è El Mundo che rimarca l’«habitué» di Berlusconi ai festini erotici.
IL PREMIER BUNGA BUNGA
Ma l’eco delle rivelazioni di Ruby travalica i confini dell’Europa. In Russia ne parla il quotidiano moscovita Pravda mentre negli Usa se ne occupa l’influente blog politico. The Huffington Post . In Argentina La Nacion scrive che «un nuovo sexgate ha coinvolto Berlusconi». E dalla lontana India, il quotidiano Hindustan Times , nel riportare «il nuovo scandalo» del premier, osserva: «Berlusconi dice di non essere un santo ma nega di aver mai pagato per fare sesso». Si precisa che Berlusconi minimizza il caso, ma si ricorda il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie sulle frequentazioni di minorenni. Così è: giornali conservatori e giornali progressisti, di destra, centro, sinistra…in Europa, Asia, America…Coperti di ridicolo. Che l’autorevole Wall Street Journal sintetizza in un titolo che ironizza: “Stanca della crisi sul debito l’Italia si dà al bunga bunga».