Neomamma agli esami. «Voglio studiare ancora»

Il parto durante la maturità. «Sogno di fare l’ostetrica». Vedere nascere Martina mi ha cambiato la vita, sono diventata una persona migliore. Voglio essere un esempio per le mie coetanee, devono trovare la forza di tenere il bambino

di Paola D’Amico
Ha fatto gli scritti di maturità con il pancione. Gli orali, cullando la piccola Martina, appena nata, che dormiva nella carrozzina accanto a lei. Senza mai staccarsi dal suo cucciolo, che oggi ha 50 giorni, Marija Toskic ora si prepara ai test per l’ammissione all’ università: ex studentessa della Lindbergh Flying School di via Curtatone, ha accantonato il sogno di fare la hostess o il controllore di volo. «Era una scuola un po’ particolare e io l’unica ragazza su due classi quinte», spiega. Non quello di continuare a studiare. «Voglio diventare ostetrica», dice con un sorriso aperto. Marija, capelli lunghi neri, viso rotondo, occhi profondi, racconta di «essere rimasta stupefatta e commossa la mattina del parto» leggendo la sua storia in pillole sul giornale. «Era trapelata, chissà come». Ora, però, si augura che il suo esempio possa essere d’aiuto «alle coetanee – e ce ne sono – che rimangono incinte e non hanno la forza di tenere il bambino. Io ce l’ho fatta, perché mi sono stati vicini i miei parenti. E gli insegnanti mi hanno seguita ogni giorno e sostenuto nella mia scelta di far nascere Martina». La neomamma è quarta di cinque figli. I genitori, serbi, si sono trasferiti a Milano da Belgrado quando lei aveva tre anni. «Ho scoperto lo scorso ottobre di essere incinta. Ero con un’amica quando ho fatto il test. Spaventata per l’esito? Macché, ho provato un’emozione fortissima, una gioia indescrivibile. Non ci credevo. L’ho detto a mia sorella maggiore, solidale come non mai. Poi a mia madre, che mi ha solo pregato di non mollare la scuola. Ho sempre avuto bei voti e hanno fatto sacrifici per me. Ce l’ho fatta». Settanta su cento il voto finale. «Avrei potuto fare meglio, ma ci sono stati mesi non sempre facili durante la gravidanza». Martina l’ha cambiata, racconta. «Non è stato semplice andare a scuola con il pancione, ma è stata una lezione, non bisogna avere timore dei pregiudizi. Molte delle mie amiche si sono volatilizzate, come se io fossi una poco di buono. Invece, sono diventata un’altra persona, prima ero un po’ distaccata, freddina, mi sono sciolta, sono più dolce, sono cresciuta». E non è scappato il papà di Martina. «Anzi, quando gli ho detto che ero incinta, mi ha chiesto di sposarlo. Non avrei comunque rinunciato a Martina, anche a costo di crescerla da sola. Quello era il suo modo per dirmi di tenere il bambino. Oggi non ci siamo sposati ma viviamo insieme». In un minuscolo appartamento in viale Monza. Francesco, il papà, è più giovane di Marija di cinque mesi. «Martina ci ha portato fortuna. Lui ha preso la patente ed è passato da un lavoro part time in un supermercato a un tempo pieno. Io sono riuscita a diplomarmi. Non ci manca nulla. Le ragazze sbagliano a pensare di non avere più una vita se nasce un bimbo. È una seconda vita. Tutto si può fare, basta volerlo e non temere il (pre)giudizio degli altri».

dal Corriere della Sera del 21 agosto 2010

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