Uomini e donne diversi in tutto. Diversi sempre

Un’analisi delle disparità socio-culturali per superarne il divario nel nuovo libro di Alessandra Casarico e Paola Profeta

Sei punti sui quali intervenire per riequilibrare le pari opportunità di donne e uomini in Italia nel mondo del lavoro, della politica ma anche della famiglia. È quanto propongono Alessandra Casarico e Paola Profeta, economiste della Bocconi, in “Donne in attesa. L’Italia delle disparità di genere” (Egea, 2010, 130 pagg, 16,50 euro). Un libro nel quale le autrici fotografano la situazione di quella che definiscono “l’attesa delle donne”, indagano le ragioni del ritardo e si interrogano sull’importanza di interrompere questa attesa che si rivela essere uno spreco, per l’economia nel suo complesso, ma anche per le famiglie, le imprese e la politica.
L’Italia, in ritardo rispetto alla scadenza degli obiettivi di Lisbona, fissata per quest’anno, per quanto riguarda per esempio il tasso di occupazione femminile (fermo al 47,2% mentre il target è del 60), lo è anche in merito ai differenziali salariali tra uomini e donne che appaiono crescenti con il livello di istruzione e di qualifica mettendo così in evidenza un problema di “segregazione verticale o accesso al vertice”. In Italia, infatti, solo l’1,8% dei membri dei Cda e il 23,3% del top management delle imprese pubbliche e private è donna. La situazione non appare certo più rosea se dal mondo del lavoro si passa ad analizzare quello della politica (dove il numero di donne sindaco, per esempio, è di 10 su 100, e la quota delle parlamentari è del 21%) o della ricerca e sviluppo (dove però l’Italia non è più l’ultima della classe in Europa e soprattutto dove si registra un aumento di donne ricercatrici, e quindi alla base della piramide della carriera accademica, del 10% contro una crescita media maschile del 4).
Ma se le donne appaiono in attesa è anche per un colpevole ritardo di interventi mirati a eliminare le disparità di genere. Ed è proprio sugli interventi necessari che le due economiste della Bocconi si soffermano individuando sei diverse aree sulle quali concentrare le azioni: i servizi pubblici, il fisco, i congedi di paternità obbligatori, la presenza femminile ai vertici delle imprese e quelle per i vertici della politica, il sistema pensionistico.
Nel capitolo dei servizi pubblici, per esempio, Casarico e Profeta individuano nella mancanza di asili nido il segnale più forte della carenza dello stato sociale italiano nella spesa per famiglie: solo lo 0,15% del Pil è infatti destinato a interventi diretti alla primissima infanzia. La situazione non cambia se guardiamo agli anziani: secondo le stime della Ragioneria di Stato l’Italia spende per il long-term care l’1,13% del Pil e questo nonostante l’Italia, con la Spagna, sia il paese con maggior numero di anziani e maggior invecchiamento della popolazione in Europa. “All’assenza di un welfare italiano nella spesa per famiglie”, notano a questo punto le due autrici, “si sopperisce con l’impegno della famiglia stessa, in particolare delle donne” che restano quindi lontane, per esempio, dal mercato del lavoro. L’applicazione anche in Italia di quanto fatto in questa direzione, per esempio, in Francia e Belgio, con l’adozione dei buoni-lavoro, o nel Regno Unito, che ha sperimentato invece i childcare voucher, “potrebbe rappresentare un’opportunità per le famiglie” e quindi per le donne.
Dai servizi pubblici, come gli asili nido, a un fisco amico delle famiglie. Anche così è possibile sostenere le donne e recuperare il ritardo accumulato. In questo caso Casarico e Profeta, che denunciano come il tema del lavoro femminile e delle leve fiscali per sostenerlo sia poco affrontato dal governo, propongono due diverse azioni. Prima di tutto mantenere una tassazione su base individuale “neutrale nei confronti delle scelte di partecipazione al mercato del lavoro a differenza della tassazione basata sul quoziente familiare associata però a detrazioni più generose rispetto a quelle attualmente presenti”. In secondo luogo azioni mirate ad aumentare la domanda di lavoro femminile da parte delle imprese alle quali andrebbe quindi riconosciuta una riduzione della tassazione “quando assumono una donna o quando non ne ostacolano il rientro nel mercato del lavoro”, “una tassazione più vantaggiosa che potrebbe in parte compensare l’impresa per il costo di fertilità che attribuisce esclusivamente alla donna e indurla così a modificare i suoi calcoli di convenienza quando confronta l’opportunità di assumere un uomo o una donna”.
Per Casarico e Profeta, quindi, è non solo possibile, ma necessario, ridurre lo stato di attesa in cui si trovano le donne con interventi che rendano, per esempio, esclusivo e pienamente retribuito il congedo di paternità o con l’introduzione di una soglia di rappresentanza femminile nei cda. Soluzioni che permetterebbero di riscrivere le storie di tante donne come provano a fare le due autrici a conclusione di Donne in attesa, raccontando quelle di Sofia, giovane mamma in carriera, ed Elena, nonna a 64 anni in un’Italia con più asili nido e un presidente della Repubblica donna.

Alessandra Casarico è direttore di Econpubblica, Centro di Ricerca sull’Economia del Settore Pubblico della Bocconi ed è professore associato di Scienza delle finanze in Bocconi. Ha pubblicato u riviste scientifiche nazionali e internazionali contributi sull’analisi dello stato sociale.

Paola Profeta è professore associato di Scienza delle finanze alla Bocconi. Ha insegnato in molte università all’estero in particolare in Spagna, Stati Uniti e Belgio. È autrice di numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e di libri nel campo dell’economia pubblica e fa parte del comitato editoriale della rivista CESifo Economics Studies.
Susanna Della Vedova – Ufficio Stampa Università Bocconi

2 thoughts on “Uomini e donne diversi in tutto. Diversi sempre

  1. Leggerò con interesse il libro:” donne in attesa “. Lavoro nel campo dei servizi sociali e penso che la macanza di servizi quali ad esempio i Centri Diurni rivolti agli anziani con perdita di autonomia (corrispondenti agli asili per i bambini), siano una risorsa che aiuterebbe le donne a gestire i tempi del lavoro e quelli della cura … Riconoscere il lavoro di cura è un primo grande passo…sostenerlo pure…ma senza una rete di servizi di supporto sarà una disparità permanente!!!
    Angela gruppo laretedisofiadivicenza

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  2. Anche io leggerò con interesse il libro
    Siamo 2 generi diversi la nostra forza deve restare la diversità; è fisiologico che la nostra cultura sia ancora discriminante nei confronti delle donne ,in fondo sono meno di 50 anni che cerchiamo di spiegare all’altro genere le nostre capacità.
    E poiché è noto a tutte che le capacità di ascolto e di comprensione degli uomini sono fisiologicamente più scarse che nelle donne ,(il sesso femminile è geneticamente predisposto all’ascolto,dovendo proteggere la prole deve ascoltare e interpretare i suoni)non c’è da meravigliarsi se dobbiamo ancora aspettare per vedere riconosciuti i nostri dritti
    Dobbiamo continuare a lottare pur consapevoli che la nastra guerra la vinceranno le nostre nipoti .
    Se abbiamo coscienza di ciò potremo vincere delle piccole battaglie che in una progettualità di più ampio respiro ci consentirà di riconoscere meglio gli obbiettivi
    Bisogna lottare affinchè Pisapia non inserisca il 50% di donne nel consiglio comunale tutte con cariche insignificanti ma il 30% con cariche decisionali.
    Non bisogna eliminare la disparità di genere ma la discriminazione di genere ,come quella di razza o religione.
    Come ci sono tanti credo e tante razze così ci sono tanti tipi di donna ognuna libera di seguire la propria strada.
    Come i cattolici credono in certi valori e i mussulmani in altri,ci sono quelle che credono nella propria immagine e altre nella propria intelligenza e capacità nessuna va discriminata né dagli uomini né dalle donne.
    La mia non è una valutazione di merito ma solo di metodo

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