L’ennesima truffa. Non ce la fanno proprio a rispettare le regole.
Domenica pomeriggio sono in giro ad attaccare i miei manifesti elettorali (sono candidata dell’Idv alle elezioni regionali) nella provincia di Bologna. Vedo un manifesto, quello di Marco Mambelli, candidato della Lega Nord per la Regione. Accanto al simbolo della Lega, ci sono tre ragazzine in atteggiamento ammiccante, tre lolite che, con un chiaro richiamo erotico, sottostanno a uno slogan apparentemente ambiguo: Scrivi Mambo, Mambo sei tu.
Ora, fino allo Scrivi Mambo (Mambelli detto Mambo, il suo nome per intero è scritto piccolissimo sul cartellone, come committente responsabile) ci arriva chiunque: siamo in campagna elettorale, il candidato invita a scrivere il suo nome. Mambo sei tu è invece, all’apparenza, uno slogan più oscuro. In realtà basta ragionarci un po’ sopra: noi, tre belle ragazze giovani, siamo di Mambo, e quindi siamo anche un po’ tue, se lo voti. Il messaggio è chiaramente riferito al maschio-medio-italiano, quello che pensa «fa bene a t…*, lui sì che è macho» quando viene a sapere che il Presidente del Consiglio frequenta prostitute e telefona alle minorenni.
Ora fin qui niente di nuovo. A parte il pericolo “pedofilia”, che comunque non è robetta da poco. Siamo di fronte all’ennesimo utilizzo dell’immagine femminile (donne sandwich) come strumento per attizzare/attirare il sopraccitato maschio-medio-italiano.
Vado avanti nella mia attività di attacchina e vedo, un chilometro più avanti, un mega cartellone 3×6, con la stessa identica immagine, cioè le tre lolite-Padanine ammiccanti. Rimango allibita perché, a partire da trenta giorni antecedenti alle elezioni, le uniche pubblicità elettorali fisse consentite sono quelle negli appositi spazi comunali (quelle strutture di latta sparse in giro per la città, dove appaiono tutti i nostri bei faccioni di candidati). Il motivo della legge è chiaro: chi ha più soldi si può permettere di pagare i mega cartelloni elettorali e i partiti meno danarosi si attaccano (non dico dove).
Sono allibita, quindi. Dopo qualche minuto mi “scanto” e osservo con attenzione: il nome e il simbolo del candidato sono spariti, sostituiti con un “new summer style” che fa pensare a una nuova marca di vestiti. Il Mambo sei tu è sostituito da un più apparentemente neutro You are Mambo.
Faccio due più due e ricollego. Hanno interpretato/aggirato la legge anche questa volta. Il richiamo al candidato è chiaro, le immagini sono le stesse, ma il nome per intero e il simbolo del candidato non appaiono, per cui c’è il caso che sia anche una cosa legale (non lo so, ma per sicurezza ho allertato i vigili e l’ufficio elettorale di Bologna).
Non so voi, ma io non ne posso più. Non ne posso più che valga la legge del più forte, non ne posso più che le regole vengano aggirate/cambiate/interpretate a uso e consumo di qualcuno. Non ne posso più che il femminile venga utilizzato come strumento per il potere.
AGGIORNATO IL 23 GENNAIO 2020
Ciao Veronica,
a grandi linee condivido quello che scrivi: l’aggirare e il re-intepretare le leggi è entrato a far parte, purtroppo, della quotidianità della politica italiana, e quindi anche della nostra vita. Tuttavia lasciami dire una cosa: il richiamo erotico che tu vedi in questo manifesto io non credo sia presente, o almeno non in percentuale significativa… Non credo che le ragazze avessero qualcos’altro in mente a parte i 500 euro che in effetti hanno tirato su facendo questi manifesti (e questo te lo posso assicurare, la ragazza di destra la conosco personalmente, purtroppo… ); detto questo, concordo nel dire che si tratta di un qualcosa di assolutamente amorale! E che non è altro che l’ennesima strumentalizzazione della figura femminile…
Sperando che queste elezioni si concludano nel modo migliore….
Giulia
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Com’è andata a finire? Spero la gente non si sia fatta fregare da questi cartelloni stupidissimi e banalissimi e vuoti!
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