Sosteniamo le modifiche al nuovo “Contratto di servizio pubblico radiotelevisivo” proposte da Gabriella Cims, responsabile dell’Osservatorio sui Servizi Audiovisivi, per «evitare di condire ogni contesto di trasmissione televisiva con un pezzo di carne di donna» e valorizzare invece la «dignità umana, culturale e professionale» delle donne, «concetto ultimamente troppo tradito dai mezzi di comunicazione».
Dopo anni di abuso dell’immagine femminile sui media italiani, qualcosa si muove. La mobilitazione dei gruppi e delle associazioni a difesa della dignità delle donne, evidentemente, non è stata infruttuosa.
Ospitiamo sul nostro blog l’appello lanciato in questi giorni da Gabriella Cims, responsabile dell’Osservatorio sui servizi audiovisivi insediato un anno fa dal vice ministro Paolo Romani. Cims si rivolge allo stesso Romani, al presidente dell’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni Corrado Calabrò e al presidente della Rai Paolo Gariberti.
Il presupposto dell’appello è che, specie nella Tv pubblica, bisogna «evitare di condire ogni contesto di trasmissione televisiva con un pezzo di carne di donna» e valorizzare invece la «dignità umana, culturale e professionale» delle donne, «concetto ultimamente troppo tradito dai mezzi di comunicazione».
Il servizio pubblico, scrive Cims, deve «iniziare un nuovo corso» a partire proprio da dicembre, cioè con la scadenza del contratto triennale che stabilisce i doveri della Rai.
Quanto sia in salita il percorso che la responsabile dell’Osservatorio ha deciso di imboccare è dimostrato dal fatto che questo appello è stato ignorato dai grandi mezzi di informazione ed è circolato soltanto in rete e sui blog.
Come Donne della realtà abbiamo deciso di dare il nostro sostegno e di offrire collaborazione a un’iniziativa che potrebbe, ce lo auguriamo, limitare lo scempio che si fa giornalmente dell’universo femminile.
Si può leggere e condividere il testo dell’appello dal nostro blog o dal sito di RaiNews24.
una volta si cercava l’emancipazione … qualcuna, molte, hanno capito che era un fatto economico … io so che l’emancipazione economica è fondamentale, ma non ho mai pensato di prostituirmi per questo. Ora pare che contino di più gli euro in tasca che non un’identità liberata e veramente emancipata, oserei dire adulta.
Se non cambia il sistema di valori, le ‘femmine’ usa e getta potranno solo vantarsi. Mi chiedo se un altro mondo è possibile …
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sono d’accordo!
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